Non lontano dalle coste della Gran Bretagna sono state trovate tracce di una continente scomparso.
Le prime indagini archeologiche risalgono al 1913, effettuate dal paleobiologo Clement Reid, che studiò resti di animali e di selci lavorate di età neolitica ai margini della zona interessata; nel 1915, l’anatomista Sir Arthur Keith discusse del potenziale archeologico del territorio; nel 1931 il peschereccio Colina, a 40 km ad est di Norfolk, issò a bordo un arpione d’osso di 220 mm di lunghezza, successivamente datato ad un periodo compreso tra 4.000 e 10.000 anni or sono; nel 1990 il professor Bryony Coles provò a ricostruire la mappa della zona utilizzando congiuntamente i dati topografici ricavati con i sonar e gli studi effettuati dall’industria petrolchimica nel Mare del Nord; Coles chiamò questa zona Doggerland, dai banchi di sabbia presenti nella zona.
Doggerland, collegava l’Inghilterra alla Germania e alla Danimarca.
L’Atlantide Britannica (così definita dagli studiosi) venne sommersa dalle acque in un periodo tra il 18000 a.C. e il 5500 a.C. La scomparsa della terra si pensa sia dovuta a un improvviso cambiamento climatico globale. E’ stata scoperta da un team di sommozzatori alle dipendenze di alcune compagnie petrolifere che lavorano in collaborazione con il dipartimento scientifico dell’Università di St. Andrews, si sono imbattutti nei resti di quello che sembra un vero e proprio mondo sommerso, con una popolazione di decine di migliaia di persone e che potrebbe essere stato il cuore vero e proprio dell’Europa antica. Secondo gli studiosi, questa antica zona era abitata da una fauna e da una flora molto rigogliosa; è molto probabile che fosse uno dei territori popolato dai mammuth, specie che si è estinta con la fine dell’ultima glaciazione. I numerosi reperti ritrovati sul fondo del mare riportano l’attenzione sulle numerose popolazioni del mesolitico che abitavano il continente perduto. Il team di ricerca è attualmente impegnato a ricostruire le abitudini di queste popolazioni, compresi gli eventuali luoghi di sepoltura.
Il motivo dell’inondazione del territorio di Doggerland è ancora da chiarire, i ricercatori ipotizzano sia stato uno tsunami devastante, epilogo finale di un processo più ampio che ha sommerso le zone più basse nel corso di migliaia di anni. Non è da escludere che la scomparsa di Doggerland sia da associare al cataclisma globale che secondo alcuni studiosi avrebbe colpito il nostro pianeta circa 12 mila anni fa.
Il nostro pianeta è stato sempre caratterizzato da violenti e improvvisi cambiamenti climatici, ciò ci dovrebbe far riflettere su i tanti eventi che stanno avvenendo attualmente e che più catastrofici potrebbero ripetersi in un futuro non troppo lontano.
molto interessante questo post, soprattutto per chi ama la climatologia come me. La Terra da sempre è stata soggetta a cambiamenti anche radicali, avvenivano in periodi lunghissimi, ma avvenivano, basti pensare alla Groenlandia, chiamata così per via della sua terra verde. All’epoca era una terra completamente verde, si può solo immaginare come poteva essere il clima nel resto del monto in quelle lontanissime epoche…
A volte mi piacerebbe avere la macchina del tempo per tornare indietro, anche io sono molto curiosa del clima del passato.
…purtroppo…….
Già 😦
Che interessante, cara Fulvialuna! Quest’informazion mi fa ricordare la storia del continento di Vitalia, cioè l’Italia antica, affondato dal Mar Mediterraneo molti secoli fa.
Grazie Maria, è sempre un piacere averti qui ❤
😁😁😁🍰☕
Interessante davvero!
Queste storie qui mi interessano tanto.
Penso spesso alle modifiche morfologiche della crosta terrestre, ed al fatto che mutamenti ce ne saranno sempre, e non saranno indolori.
Già!