Oggi la scelta del film da vedere con la ciurma dei vicini (non si poteva uscire, vento e pioggia) è caduta su Ariel.
Scelta del piccolo che , reduce da una gita in barca sul fiume, ha detto che lui ha visto una sirena…è un grande attore, fantasia da vendere, e anche bugiardello. Ma lo adoro anche per questo, a volte inventa storie incredibili, che addirittura racconta alle insegnanti quando è a scuola, ma non alla logopedista, lei non ce la fa ad “imbrogliarla”. Da lì abbiamo iniziato a parlare delle sirene, mi sono davvero divertita.
La sirena è una figura mitologica, di solito è rappresentata come una giovane bella ragazza nella parte superiore del corpo, nella parte inferiore come un pesce; viene anche rappresentata con le ali d’ uccello, di solito in questo caso si fa riferimento alle arpie, che attiravano i marinai in viaggio con il loro canto dolcissimo per poi farli naufragare. Attorno alle sirene sono nati molti miti, a partire dalla loro nascita. I greci raccontavano che fossero figlie del dio dei fiumi Acheloo.
Le Sirene inizialmente erano meta donna e metà uccello, ma il loro aspetto fu trasformato per metà donna e metà pesce nel II secolo d.C. dopo l’arrivo del Cristianesimo che le decretava come esseri maligni; probabilmente perché solo gli angeli potevano avere le ali.
Per molti secoli furono considerate creature del maligno, malvagie e simbolo di perdizione.
Dopo il buio del Cristianesimo vennero riconsiderate grazie alla favola di Andersen, la loro caratteristica simbolo rimase sempre il canto melodioso.
Nella letteratura classica le ha rese celebri Omero nell’Odissea: incantatrici minacciose per il protagonista, Odisseo, e per i suoi uomini.
Per resistere al loro richiamo la maga Circe, consiglia Odisseo di chiudere le orecchie dei marinai con la cera e legando se stesso all’albero maestro della nave.
“Tu arriverai, prima, dalle Sirene, che tutti
gli uomini incantano, chi arriva da loro.
A colui che ignaro s’accosta e ascolta la voce
delle Sirene, mai più la moglie e i figli bambini
gli sono vicini, felici che a casa è tornato,
ma le Sirene lo incantano con limpido canto,
adagiate sul prato: intorno è un mucchio di ossa
di uomini putridi, con la pelle che raggrinza “
“Ed ecco, ad un tratto, che il vento cessò e venne la bonaccia:
un nume addormentò le onde. Balzati in piedi,
i miei compagni raccolsero la vela e la posero
in fondo alla nave; quindi, seduti sugli scalmi,
imbiancavano l’acqua con gli abeti puliti dei remi.
Io tagliavo a pezzetti una grande ruota di cera
con il bronzo affilato, la schiacciavo tra le mani gagliarde.
La cera si ammorbidiva in fretta, la premeva la gran forza
e la vampa del sole, Helios figlio di Iperione;
così turai in fila le orecchie a tutti i miei compagni.
Essi poi mi legarono mani e piedi nella nave,
ai piedi dell’albero: a questo fissarono le corde;
seduti in fila battevano con i remi il mare pieno di spuma.
Come fummo lontani tanto quanto si arriva con un grido
alle Sirene non sfuggì che un’agile nave si stava
avvicinando; esse intonarono un canto armonioso:
– Vieni qui, presto, glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei;
ferma la nave perché tu possa sentire la nostra voce.
Nessuno si allontana mai da qui con la sua nave nera,
se prima non sente la voce dalle nostre labbra, suono di miele;
poi riparte pieno di gioia, conoscendo più cose.
Noi tutto sappiamo, quanto nell’ampia terra di Troia
Argivi e Teucri patirono per volere dei numi;
tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice -…”
«C’è un promontorio, cominciai, là dalle parti dell’Italia, che si tuffa nel mare profondo. La roccia è cava e dentro ci risuona l’onda, pare una musica di flauti; è il mare piú azzurro che abbia mai visto, la riva è verde come questi prati, piena di fiori colorati, ma tutto intorno marciscono cadaveri di uomini. Crani nudi, ossa spolpate, pelli che avvizziscono, proprio come la pianta trafitta dalla spina di trygon. È uno spettacolo orribile, neppure a Troia avresti potuto vedere qualcosa di simile, quando cani e avvoltoi dilaniavano nella polvere i corpi degli uomini e le membra marcivano sotto la luna.
Circe mi aveva avvertito, la bella Circe, che avrebbe voluto trasformare anche me in un animale, mentre stavo nudo nel suo letto. “Non fermarti alla riva delle Sirene! Loro cercheranno di stregarti, hanno una voce che incanta, ma tu vai oltre, non ascoltarle; perché se ti fermerai, morirai, e anche il tuo corpo avvizzirà sulla riva del mare!”».
Virgilio, colloca l’isola delle Sirene, raccontate da Omero in un gruppo di scogli a sud della penisola di Sorrento, le isole Li Galli, alcuni storici sostengono invece che si trattasse dell’isola di Licosa promontorio frazione del comune di Castellabate; secondo una leggenda il golfo di Salerno era abitato da tre sirene Partenope, Leucosia e Ligeia; il loro canto era un persuasivo strumento di seduzione tra amore e morte: ammaliavano i marinai che, per ascoltarle, facevano infrangere le navi sugli scogli ed erano sbranati dalle sirene. Odisseo (Ulisse) invece legato alla nave proseguì nel suo viaggio, le Sirene, umiliate e indispettite, si gettarono in mare e furono trasformate in scogli.
Secondo Svetonio, l’imperatore Tiberio, appassionato di mitologia, era solito mettere alla prova i suoi amici domandando loro cosa cantassero le Sirene. A tutt’oggi nessuno lo sa, solo Odisseo lo poteva rivelare…ma non lo fece.
Tra le Sirene possiamo annoverare Tessalonica di Macedonia, la sorellastra di Alessandro Magno
Una leggenda narra che il sovrano Macedone fosse in cerca dell’immortalità e che la trovò nelle acque di una fontana, con il liquido raccolto tornò a casa e bagnò i capelli di Tessalonica che, molto affezionata al fratello, quando egli morì cercò di togliersi la vita gettandosi in mare per il dolore, non morì ma, avendo acquisita l’immortalità, si trasformò in Sirena e continuò a vivere sotto queste sembianze. Essendo una leggenda medievale il suo aspetto era di un uccello col volto di donna..
Tessalonica, col pensiero sempre al fratellastro defunto, si pose a guardia delle coste Egee e ripeteva sempre la stessa domanda ai marinai, “É vivo il Re Alessandro?” e la risposta giusta per passare doveva necessariamente essere “Egli vive e governa!”, altrimenti la nave si sarebbe infranta sugli scogli e i marinai sarebbero morti.
Anche Cristoforo Colombo di ritorno dalle Americhe (e sembra che già prima le avesse incontrate in Guinea, nel gennaio 1493) scrisse di aver visto tre sirene presso quella che sarebbe diventata la Repubblica dominicana, dichiarò che non erano belle nemmeno la metà di come le dipingevano e che le aveva viste anche in Africa occidentale. Molto probabilmente aveva visto i lamantini.
Dalla leggenda passiamo alla realtà, tanti avvistamenti sono da riferire ai Sirenii o Sirenidi, grandi mammiferi acquatici. Quattro sono le specie viventi, sempre più rare e minacciate di estinzione: il dugongo , il lamantino dei Caraibi
, il lamantino africano
e il lamantino delle Amazzoni
, tutte possono vivono in acque dolci e in acque marine tropicali e subtropicali.
Gli antenati degli attuali risalgono a 55 milioni di anni fa quando lasciarono la terra per il mare e intrapresero una radicale trasformazione: gli arti posteriori, il bacino e il collo sparirono e la coda e gli arti anteriori divennero pinne. Si ritiene che siano lontanamente imparentati con gli elefanti e con gli iracidi.
A tutt’oggi le uniche sirene che ho visto sono Ariel, la principessa del cartone animato della Disney “La sirenetta”,e le tante raffigurate in tantissimi quadri; ho letto “La sirenetta” della favola di Hans Christian Andersen, e spero di poter vedere la statua della Sirenetta, la scultura di bronzo simbolo di Copenaghen.